Di tutto un po’, III

varphi.gifDa italiano, dico che è una buona cosa che il nostro Presidente della Repubblica, il “post”-comunista Giorgio Napolitano, sia andato a rendere omaggio in Ungheria alla tomba di Imre Nagy, il premier ungherese che dopo la Rivolta del 1956 fu condannato con un processo farsa dai Sovietici e barbaramente ucciso. Proprio il Napolitano che, nel 1956, sostenne che l’Unione Sovietica era lì per “portare la pace”, nonostante i dissensi dei suoi compagni di partito (e ciò vuol dire che non era una linea unica del PCI). Mi fa piacere che il buon Giorgio abbia cambiato idea, gli riconosco questo diritto. Se avesse detto che si vergogna dei suoi passati sarebbe stato anche meglio, ma so bene che dai veterocomunisti queste cose non si ottengono mai (che ci volete fare, all’URSS ed a Togliatti hanno lasciato il cuore). Ha fatto anche il suo bel discorso contro l’idea di esportare in altri Paesi la propria idea di governo. Solo, qualcuno spieghi a questo signore, che più passa il tempo e meno sento che mi rappresenta, che un conto è diffondere l’ideale di democrazia e libertà, un altro è quello di imporre un regime repressivo e sanguinario come quello sovietico! Cosa che a quanto pare è anche più facile a farsi, visto come andò nel 1956, anche grazie al supporto del PCI. Fa senso che ancora oggi tantissime città italiane abbiano strade dedicate al compagno Palmiro.

Ieri ho sentito il TG1 annunciare delle statistiche secondo cui circa il 45% degli Italiani avrebbero avuto vantaggi dalla prossima Finanziaria, mentre il 48% avrebbe avuto svantaggi e per il 6% non sarebbe cambiato nulla. Oggi, sempre il TG1 annuncia i risultati dell’ISTAT, secondo cui ben 16 milioni di famiglie si avvantaggerebbero con la nuova Finanziaria, e solo 4.8 milioni avrebbero un detrimento. I conti non tornano: le cifre sono nettamente diverse, nell’arco di sole 24 ore. Mi chiedo a questo punto chi abbia ragione, ma un’idea un po’ me la sono fatta, contando che secondo l’ISTAT ogni famiglia italiana avrebbe in media un aumento di circa 100 euro annui. Ma se aumenta la pressione fiscale in questo modo si può sapere da dove vengono questi 100 euro?
Aggiornamento: il buon Mauriziosat tra i commenti di questa sua pagina fa notare che se lo stesso ISTAT ci informa che una famiglia italiana in media ha 1.2 figli, allora quelle 20.8 milioni di famiglie del suddetto calcolo ci portano alla bellezza di 66 milioni e mezzo di abitanti, che l’Italia non ha, neanche con gli immigrati ed i turisti. E dovremmo ancora aggiungerci i single e gli anziani soli. Ma io, da laureato in Matematica, mi chiedo: che si fumano all’Istituto di Statistica?!?

Nei telegiornali di oggi è rimbalzata preponderante una notizia dai numeri incredibili: dall’inizio del conflitto, sarebbero morte la bellezza di 650 000 persone in Iraq! Come abbiamo fatto a non accorgecene? E’ come se fosse sparita una città come Firenze dalla faccia della Terra. Poi, a sentir bene, si tratta di stime fatte sul principio secondo cui si ipotizza che le vittime denunciate siano solo una minima parte. Dunque, non si basa su una conta reale dei corpi, non si basa nemmeno sui dispersi. Direi che Cox & Forkum presentano bene la situazione, con tanto di vignetta esplicativa. Per chi parla inglese: per l’italiano, scordiamoci di vedere quelle risposte nei tiggì nazionali.

Attenzione, sempre nella Finanziaria in via d’approvazione già si vedono i primi cambiamenti. Poca roba, certo, ma qualcosa. In particolare in questi giorni s’è discusso sul superbollo per gli Sport Utility Vehicle, o SUV comunemente detti. Il fatto che non ci sia una categoria giuridica per tali vetture fa sì che si debba operare su parametri come peso, potenza, motore. Ebbene, con le nuove modifiche, il peso minimo delle auto che pagheranno la gabella aggiuntiva di 2 € al kW passa da 2600 a 2200 kg, e per non includere le auto familiari si pensa di escludere le auto di proprietà di famiglie con 5 (cinque) o più figli. Un po’ meglio? Forse, ma ci sono ancora SUV al di sotto dei limiti (tipo la Suzuky Jimny), si sorvola su auto come Ferrari e Porsche rendendo incomprensibile questo balzello, in Italia trovare una famiglia con più di quattro pargoli è un terno al lotto, ancora non si fa distinzione tra chi il SUV ce l’ha per sfizio e chi lo usa per lavoro (la posizione del Governo: nel dubbio, tassiamo!). Non fa abbastanza male? Si aggiunga: abolito il progetto di esenzione del bollo per i primi tre anni per le nuove immatricolazioni Euro4, ed oltre agli annunciati aumenti delle accise sul gasolio si aggiungono quelli del metano per autotrazione. Vogliamo continuare…?

Questa domenica partirò per un mesetto in giro per l’Italia a fare concorsi per il dottorato di ricerca. Il blog credo che riuscirò ad aggiornarlo ogni tanto. Speriamo bene… Auguratemi pure buona fortuna, tanto non sono superstizioso! 😉

Published in: on giovedì, 12 ottobre 2006 at 17.09  Comments (3)  

Potenza nucleare

9 ottobre 2006, la Corea del Nord diventa “potenza” nucleare

varphi.gifEcco, per questa vignetta non ho riso per niente.

(Per chi se lo chiedesse, sono al corrente che la detonazione è stata sotterranea. E so anche che quella non è una distanza che consenta alle due persone di salvarsi. Non sono questi i punti, comunque.)

Published in: on lunedì, 9 ottobre 2006 at 23.30  Lascia un commento  

L’unica possibile

Due elettori dell’Ulivo discutono la Finanziaria

varphi.gifMentre la disegnavo, lo ammetto, mi capitava di ridere. Ma, a ripensarci, mi sa che da ridere non c’è poi tanto…

Published in: on lunedì, 9 ottobre 2006 at 0.49  Lascia un commento  

Anche i sindaci piangano

varphi.gifStavo giusto ripensando al manifesto che i genialoni di Rifondazione Comunista hanno preparato in vista della Finanziaria 2007. Ne penso talmente male che faccio fatica a metterlo per iscritto. Anche perché sto guardando la partita dell’Italia contro l’Ucraina, senza commento (disgraziatamente, per il Gran Premio di domani mattina riaccendono i microfoni) ma con la pubblicità.

Il nuovo orgoglioso slogan di Rifondazione Comunista

Cos’hanno voluto dire gli ultimi esponenti dle becerismo politico e sociale con questa esternazione? Il leader della Rivoluzione dei Garofani, il portoghese Otelo de Carvalho, una volta chiese a Olav Palme che gli insegnasse a “combattere i ricchi”. Per tutta risposta, Palme disse che si doveva combattere la povertà, non i ricchi. Cos’hanno imparato i comunisti, di ieri e di oggi, da questa importante lezione?

Pare proprio un bel niente.

Cosa dimostra, allora, la frase “anche i ricchi piangano”? Solo una cosa: odio classista. Altrimenti non si capisce perché per forza i ricchi debbano “piangere”, se questo non fosse proprio il desiderio più profondo di questi signori che, purtroppo, stanno pure al Governo. Che non si vada a mascherare la cosa come una semplice volontà di far pagare più tasse a chi è più abbiente, perché tale è un principio largamente condiviso da tutte le forze politiche (checché ne dicano i comunisti stessi). Il fatto che tale livore venga da uno dei partiti al Governo fa preoccupare.

(Piccolo pensiero a margine: pensate davvero che i possessori di panfili da 71 metri come il Kogo raffigurato nello slogan e battente bandiera delle isole Cayman paghino qualcosa allo Stato italiano, e non si tengano invece le proprie fortune lontano dagli artigli rapaci dei nostri governanti? Mi chiedo perché non fare allora una scelta più oculata e metterci una comune imbarcazione dei nostri intellettuali radical-chic tipo, che so, l’IcarusPoi, cosa c’entrino i panfili con chi incassa 40 000 euro lordi annui in su, lo sanno solo loro.)

Comunque, veniamo all’ultima polemica sulla Finanziaria, quella alzata dai sindaci dei comuni d’Italia. Nel programma, verranno fatti ingenti tagli ai finanziamenti ai comuni, obbligando di fatto gli enti locali ad inasprire le imposte di competenza esistenti o ad inventarne di nuove. Brutta gatta da pelare, non c’è che dire. Un modo subdolo, perché mascherato da inderogabile necessità, di scaricare le responsabilità sugli altri. Ed ecco che i “tagli” alla spesa pubblica, anziché portare a cambiamenti strutturali, diventano soltanto nuove tasse. “Tassare, tassare, tassare” pare essere la nuova parola d’ordine della sinistra non più all’opposizione.

Beh, i conti (propagandistici) del Governo in fondo non sono sbagliati: la maggioranza è di sinistra, mentre parte dei comuni sono di destra, quindi parte della colpa sarà anche loro. Bella, eh? Dà da pensare, però, che la protesta più veemente sia arrivata non dai sindaci eletti nel centrodestra, ma dai sindaci “rossi”, quelli di sinistra. Alcuni di loro, come Chiamparino a Torino e la Jervolino a Napoli, minacciano di riconsegnare le chiavi della città a Roma. Perché, dunque? Semplice ribellione allo scaricabarile dell’esecutivo? Pare strano che allora non sia stata una manifestazione di sdegno trasversale agli schieramenti. Forse allora sono i comuni “rossi” quelli che vengono più colpiti dalla Finanziaria?

Dunque, perché dovrebbero essere più colpiti? L’idea più semplice è che siano quelli che soffrano più i tagli perché hanno più spese. E, si potrebbe azzardare, più sprechi. Perché, a dirla tutta, il sistema di finanziamento statale ai comuni solleva le giunte da pressoché ogni responsabilità economica: in sostanza i comuni spendono, e non devono renderne conto a nessuno. E quindi, mentre i comuni governati dal centrodestra erano pronti ad abolire l’ICI sulla prima casa e quelli di centrosinistra tremavano dalla testa ai piedi all’idea di questo scenario, ecco che questi ultimi cadono dalla padella nella brace grazie alle mirabolanti imprese di Prodin Hood. E protestano. A proposito, carina l’immagine del Robin Hood messa sul sito di Rifondazione: si tratta di una scena da Robin Hood, un uomo in calzamaglia, diretto da Mel Brooks. Si tratta di uno spassoso film comico: proprio adeguato a questo Governo di pagliacci.

Se, dunque, se c’è qualcosa di buono in questa Finanziaria è quello di insegnare ai governanti locali ad avere un po’ di senno economico. Il problema è che lo fa direttamente sulla pelle dei contribuenti.

Questo è appena il secondo articolo che scrivo riguardo a questa Finanziaria 2007. Ce ne saranno diversi altri, perché l’elenco dei provvedimenti che non vanno giù è davvero lunga e, a dirla tutta, non so dove troverò la pazienza di esaminarla nei dettagli.

Sul lato positivo: ho appena finito di rivedere The Others su RaiUno: gran bel film, gran finale. Ed il gol di Toni di stasera è stato stupendo.

Luca Toni si svita un orecchio.

Published in: on sabato, 7 ottobre 2006 at 22.47  Lascia un commento  

Per lui, in particolare…

varphi.gifE che credevate, che non avrei scritto neanche due righe su questa Finanziaria? No, il problema è che c’è talmente tanto da dirne, e male!, che si fa fatica a trovare un punto da cui cominciare.

Questo Governo pare essere riuscito in un mezzo miracolo, cioè quello di scontentare praticamente tutti. Il testo di legge è stato scritto ma si sa già che è carta straccia, perché si dovrà (ora, mica ci si è pensato prima…) fare i conti “in particolare” con:

  • la Confindustria;
  • i sindacati (mica esiste solo la CGIL…);
  • i lavoratori autonomi
  • i sindaci, pure di sinistra;
  • i “ricchi”;
  • i malati;
  • l’opposizione;
  • la maggioranza (pure!).

Come detto, è difficile capire cos’è peggio in questo disegno raffazzonato di fiscal drag per un poco comprensibile tentativo di risanare un’economia che non presentava alcun sintomo di malattia. E allora cominciamo dalle “ragioni” di questa Finanziaria: ridurre il debito pubblico, che al momento è grande. Certo, è a 12 cifre, in euro. Ma cosa significa “grande debito”? E, soprattutto, cosa vogliono far credere che significhi?

Ci sono tante, tantissime aziende che sono “piene” di debiti, eppure vanno avanti senza problemi: ampliano i loro affari, si espandono, assumono altra gente, addirittura acquisiscono altre aziende creando ulteriori debiti. E probabilmente gli esperti del settore le giudicherebbero aziende sane, e le banche non si tirano indietro quando gli si chiede di garantire liquidità. Com’è possibile tutto questo?

Il fatto è che un’azienda, un’ente, un’istituzione non viene considerato sano o meno in base ai debiti che hanno, ma alla capacità di assolvere tali debiti. Una volta dimostrata, la fiducia non manca e si può andare avanti a fare anche nuovi debiti. E’ un fatto noto e risaputo, e mi vengono in mente due esempi abbastanza chiari. Se qualcuno non si vuole annoiare salti i prossimi due paragrafi!

Il primo esempio riguarda un’azienda come Advanced Micro Devices (AMD), il secondo produttore mondiale di microprocessori, che alla fine degli anni Novanta aveva debiti che stesero in quel periodo concorrenti come Cyrix (che pure era stata acquisita da IBM), VIA ed altri produttori minori. Ma aveva la fiducia degli investitori, che fu ripagata nel 1999 con l’immissione nel mercato del processore Athlon. Ora AMD ha più debiti di prima: è forse malata? Al contrario, è più in forze che mai: è ai vertici dello sviluppo tecnologico, ha appena aperto una nuova fabbrica a Dresda e ne aprirà una nello stato di New York entro pochi anni, ed ha di recente acquisito un colosso dell’hardware grafico come ATi.

Qualcuno mi contesterà che parlo di un’azienda privata, anche se grossa quanto la FIAT e con un bilancio paragonabile a quello di un piccolo Stato. Allora prendiamo gli Stati Uniti d’America: dopo la Crisi del ’29, su chi poteva contare? Su nessuno: un’economia senza controlli ha fatto gonfiare la Borsa, creato ricchezza di carta ed alla fine si è risolto in un tracollo che ha bruciato una quantità incredibile di risparmi. Poi è venuto un certo Franklin Delano Roosevelt, che con il suo New Deal ha rimesso in moto gli USA, creando milioni di posti di lavoro, avviando centinaia di grandi opere, riottenendo la fiducia dei risparmiatori e delle banche. E creando un sacco di debiti, certo, ma partendo da un’economia malata ed abbattuta. Di lì a poco gli Stati Uniti sostennero un notevole sforzo bellico, garantirono la ripresa economica europea grazie a veri e proprio regali, ebbero un boom economico durato tre decenni (sino alle crisi energetiche degli anni Settanta, in sostanza). Economia malata?

E vabbé, gli Stati Uniti non sono l’Italia, ma a questo punto dovrebbe essere chiaro. Anche gli economisti di sinistra lo sanno: non è il debito a decretare la bancarotta, ma la sua insolvenza. La scommessa, quindi, è di riuscire a garantire la capacità di assolvere i debiti, cosa che consente di farne nuovi e di mandare avanti l’economia. Il Governo precedente lo sapeva benissimo lo stesso: infatti, il suo programma cosa conteneva? Le “Grandi Opere”, e la discussione in sede europea di liberalizzare i parametri di Maastricht per tali opere.

I risultati si cominciavano a vedere: il gettito fiscale è stato più alto che mai ad inizio 2006, e questo perché? Grazie alla lotta all’evasione? La sinistra critica che non si è fatto nulla. Per via di nuove tasse? Non si direbbe, se c’è stato un aumento delle tasse (e direi che invece c’è stata una diminuzione) non è tale da giustificare un tale incremento del gettito. In virtù del condono fiscale? Idem come sopra, e poi la sinistra dice che non è servito a niente… E allora da dove vengono quei soldi? Lascio a voi lettori la risposta.

E invece, più niente. Cantieri chiusi, tutto ingessato, l’unica strada intrapresa è quella dei tagli e delle tasse. Per “rilanciare l’economia”, dicono. Dopo averla depauperata, evidentemente… e allora di che ripresa si tratta? Le grandi opere non sono solo simulacri, ma sono infrastrutture, sono posti di lavoro, sono investimenti, rappresentano un indotto di grande valore per le imprese italiane. Poi non ci si lamenti se i nostri capitali vanno all’estero, con un Governo che crede di combattere l’evasione fiscale aumentando le tasse, e di rilanciare l’economia rottamando i frigoriferi.

Quindi, se anche gli economisti di sinistra sanno che il debito è un problema molto relativo, perché agiscono così? Per mancanza di fantasia, di capacità risolutive? E’ probabile. Per ragioni meramente elettorali? Direi, anche. Non potevano evidentemente attaccare il Governo precedente per un’economia che si stava muovendo, l’hanno fatto su un unico, cieco e stolido particolare ed hanno battuto su quel punto soltanto, ed ora, come un boomerang, la cosa sta mettendo in crisi lo stesso Prodi che ha cercato poi di mascherare la cosa come un’equa distribuzione della ricchezza, mentre finirà per essere un’equa diffusione della povertà.

Published in: on giovedì, 5 ottobre 2006 at 22.45  Lascia un commento  

Per me, in particolare…

Ah, le magie di Internet. Mi serve un documento? Mi butto a capofitto nella Rete, percorro i miei soliti canali e quasi sempre trovo quel che mi serve. Rincuorante, vero? Si trova tutta l’immondezza telematica ed informativa del mondo, ma si trova anche la libertà più totale. E’ difficile che qualcosa non sfugga alle mani della censura, finché non siamo in Paesi come Cina, Cuba o Corea del Nord.

E pensate, si possono trovare pure dei veri e propri “vilipendi” alle cariche dello Stato! E questo “rap di Prodi” che subito è circolato in Internet sarebbe tale minaccia all’onore del nostro Premier? Guardiamo e giudichiamo:

Beh? Sconvolti? Offesi? Vilipesi? Ma diciamo pure che si tratta di una burla di neanche un minuto che al limite fa sorridere e per dire che insulta qualcuno ce ne vuole. E invece, apriti cielo! Esposto di quattro parlamentari del centrosinistra (uno del PRC, uno dei Verdi, uno dei DS e uno della Margherita) perché il TG2 ha osato mandare in onda un filmato che si è rapidamente diffuso in rete, grazie a YouTube ed altri servizi di streaming online di contenuti video. Si direbbe, è solo informazione: si fa presente un simpatico fenomeno mediatico. No, è vilipendio!, si grida a sinistra.

A mio avviso la vicenda si commenta da sola. Mi chiedo chi si credano di essere questi cialtroni, forse degli Intoccabili della Costituzione? Degli Illuminati, i Portatori di Verità? “Chi ci tocca muore”? Bravi. E allora denunciate anche me ed il mio sito. Fate chiudere YouTube, correo di tale minaccia allo Stato. Evviva la Cina.

Per fortuna, dalla stessa sinistra sono venute esortazioni a prendere questo rap per ciò che è: una sciocchezza. Magari riderci sopra. Ma vorrei citare Marco Rizzo (PRC): “Sulla satira dovremmo cercare di essere diversi dalla destra, e riderci su questo rap.” Bravo Rizzo. La vergognosa vignetta di Vauro sulla morte di Fabrizio QuattrocchiSe solo si rendesse conto che la “destra”, da sempre attaccata in maniera anche violenta e priva di gusto da quella che stata difesa a spada tratta dalla sinistra come “satira” (Vauro in primis), non si è mai permessa di arrivare a recitare così la parte dell’offesa, e che Berlusconi quanto ad umorismo ha da insegnare a tutti nel Parlamento (tranne forse Andreotti), magari non perderebbe un’altra occasione per non becerare veleno. Invece dobbiamo sentire il suo compagno Tomasi che si scandalizza perché anche il TG5 ha ritrasmesso il filmato…

Invece, a “pensar male”, tutto questo rumore per poco più di nulla può avere un secondo obiettivo. Stavo giusto pensando al TG1 di oggi, con il buon Giorgino che annuncia la notizia della morte di Peter Norman. E chi è, direte voi? E’ quel duecentometrista australiano che nel 1968 si unì nel podio alla protesta antirazziale di Tommie Smith e John Carlos, quelli che alzarono il pugno chiuso sul podio… Insomma, praticamente un signor nessuno, ma la cosa ha preso almeno due minuti di telegiornale, con tanto di servizio video. E la vicenda del rap di Prodi? Neanche venti secondi, senza video (mi chiedo cosa sarebbe successo a parti politiche invertite).

Ed allora ho cominciato a collegare: il telegiornale “colpevole” di vilipendio è il TG2, cioè quello che per qualche miracolo è sfuggito alla consueta lottizzazione che capita ogni volta che la sinistra conquista qualche poltrona (un comunista arrabbiato a dirigere il TG1, neanche negli anni Settanta… aridatece Mimun!). E se il TG2 non è allineato, è giusto quindi attaccarlo, screditarlo, no? Solo che magari la vicenda doveva passare in secondo piano, tutti zitti ma al TG2 qualcuno deve saltare… Mi sa che hanno fatto male i conti.

Published in: on martedì, 3 ottobre 2006 at 23.58  Lascia un commento  

Il vero altruismo

In questi giorni in cui si parla, o per meglio dire, si litiga dell’intervento italiano nelle zone “calde” del mondo come l’Afghanistan (cosa insolitamente fuori discussione finché si parla di Libano, per qualche “oscura” ragione), oggi ho sentito un po’ di testa e cuore. Cioè ciò che ci vuole quando si va a dare aiuto: non i calcoli, non le ideologie, non i discorsi benpensanti (di quelli che ai “poveri Libanesi oppressi dai malvagi Israeliani” sì ma agli “Afghani sudditi degli sporchi Americani” no).

Pamela Rendina, caporaleIl vero altruismo l’ho sentito oggi. Pamela Rendina, caporale degli Alpini, classe 1982, oggi ha detto delle parole di cui noi Italiani dovremo andare fieri. Alla domanda su cosa avrebbe fatto nel futuro, con ancora le lacrime agli occhi per la morte di Vincenzo Cardella (suo compagno di sventura), non ha avuto esitazione: dopo un periodo di convalescenza, Pamela tornerà ai suoi doveri. Tornerà in Afghanistan, se glielo consentiranno. Perché “lo dobbiamo fare, li dobbiamo aiutare”.

E questa è la vera volontà di aiutare, di servire gli altri, di combattere il marcio. Non sono le parole facili dei politici che per mero opportunismo demagogico o pregiudiziale ideologica impugnano le parole della madre del caporal maggiore Giorgio Langella, ucciso nello stesso vile attacco dello scorso 28 settembre, che invitava a richiamare tutti i nostri soldati dalle zone di guerra.

A questa madre non dico di vergognarsi delle sue parole, ma di andare invece fiera per ciò che è stato suo figlio, per quello che ha fatto, e perché l’ha fatto. Probabilmente sarebbe stato ciò che suo figlio avrebbe voluto.

Aggiornamento 3/10/2006: anche la vedova Langella invita, a dispetto delle parole di sua suocera, a far restare i nostri ragazzi laddove c’è aiuto. Brava!

Published in: on domenica, 1 ottobre 2006 at 22.40  Comments (2)