Testimoni di Lenin

Davanti ai vari dipartimenti ed uffici dell’Università di Pisa non è raro vedere dei ragazzi fare propaganda e volantinaggio per i Comitati Leninisti Studenteschi, sempre con il loro giornale “Lotta Comunista” sotto il braccio. Sembrano dei ragazzi a posto, si vestono abbastanza decentemente e paiono educati anche se un po’ troppo insistenti. Li si vede spessissimo, tanto che una volta ho detto loro: “Mi sembrate dei Testimoni di Geova!” Prontamente, uno di loro ha risposto: “No, siamo peggio dei Testimoni di Geova, perché loro predicano la salvezza nell’Aldilà, noi nell’aldiquà!” Insomma, qualcosa di meno importante, ma il discorso è finito lì.

Qualche giorno fa suonano alla mia porta: si presenta un ragazzo in abito scuro e cravatta, con una cartelletta in mano. La vostra reazione quale potrebbe essere? “Spiacente, non sono interessato, sono cattolico”? E invece noto che sopra quella cartella compare sempre quel giornale “Lotta Comunista”, portato a spasso come un distintivo. Quel ragazzo era lì di fronte a me a fare propaganda porta a porta!

Alla fine quel tipo aveva ragione, sono peggio dei Testimoni di Geova: sono Testimoni di Lenin, ed è così che li chiamerò d’ora in poi. Come gli altri, anche quest’ultimo è stato piuttosto insistente, tanto che un po’ per mandarlo via, un po’ per togliermi la curiosità ho comprato un numero di quel fantomatico giornale (prezzo 1€), e poi ho cominciato a leggerlo.

Non voglio stare a sottolizzare come già il titolo prefiguri un approccio tutt’altro che pacifico alla politica (nelle parole e non già nei fatti), perché posso immaginare che loro della “pace” non ne siano grandi fan, in quanto estimatori di Marx e Lenin. Ebbene, comunque non c’è alcun dubbio che non lo comprerò mai più, semplicemente perché questo “Lotta Comunista” è davvero un osceno mattone strafarcito di ideologia scribazzata in un linguaggio astruso e pedante, tipico da intellettualoidi di sinistra. Nei vari articoli che ho provato a leggere (prima che mi rompessi le palle, perché a tutto c’è un limite) è un’impresa ardua riuscire a capire il senso del discorso.

Frasi come “Cervetto aveva affermato come non fosse stata sviluppata a sufficienza la concezione marxista della politica internazionale come scienza in cui l’azione politica non è tattica arbitraria ma linea direttrice di intervento in un processo oggettivo dell’economia mondiale e della lotta tra le classi” mi fanno chiedere non solo dove cavolo sono finite le virgole, ma anche come fanno dei giovani a trovare il coraggio di leggere quest’ampolloso e vuoto esempio di vecchiume ideologico. Ma si rendono conto di quel che fanno, oppure accettano supinamente la propria colonizzazione mentale?

Ma soprattutto il dubbio è questo: se questi ragazzi fanno attivismo tra i dipartimenti, se vanno porta a porta a diffondere la loro dottrina, è anche per tentare un contatto più diretto tra la gente e la politica; tuttavia non posso fare a meno di notare come quel concentrato scritto di vuotismo parolaio sia quanto di più lontano dalla comprensione popolare della politica. O sono io che nonostante al liceo avessi 8 in italiano scritto ho serie difficoltà a comprendere la nostra lingua, oppure è veramente impresa ardua capire qualcosa veramente di comunista in quel giornale (a parte il “proletari di tutti i paesi unitevi!” nella prima pagina). Anche nell’articolo sul dopo-Ruini. La cosa che veramente emerge è il loro costante tentativo di far passare per “scienza” i loro dogmi ideologici, la qual cosa per me è veramente urtante…

Insomma, quei ragazzi lo leggono davvero “Lotta Comunista” o lo usano come un distintivo? O chissà, non possono perché ogni tanto anche loro all’università ci devono andare anziché starci davanti a rompere le scatole ai passanti?

P.S.: prometto alcune scansioni del giornale nei prossimi giorni…

P.P.S.: B.C. legge un librosabato scorso si è spento a 76 anni un grande del fumetto, Johnny Hart. Fu il creatore soprattutto del cavernicolo B.C. e, insieme a Brant Parker, del mago Wiz. Ci mancherà la sua pungente vena satirica 😦

Published in: on lunedì, 9 aprile 2007 at 23.15  Comments (29)  

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29 commentiLascia un commento

  1. Ciao…mi dispiace che tu non riesca a comprendere il giornale. Anche se sono sicuro che qualche articolo tu lo possa leggere tranquillamente. Mi premevano alcune cose:
    1 non si tratta di “dottrina” ( quella lasciala alla chiesa, che cmq rispettiamo visto che esiste da 2000 anni), ma di analisi scientifica della realta’. La quale essendo molto complessa , a volte richiede trattamenti complessi; e non banali.
    2 il marxismo ha un suo linguaggio, un suo vocabolario. A te e ad altri apparira’ datato od obsoleto , invece e’ assolutamente appropriato alla realta’ esistente , a questa societa’. Al mondo attuale. Ma siccome le ideologie dominanti sono quelle delle classi dominanti, ecco che un giorno si e l’altro pure, si sente dire che il marxismo e’ vecchio, superato, ecc…Ma se e ‘ morto, perche’ gli fanno il funerale tutti i giorni da decenni???
    3 invece non c’e nulla trattato da marx ( ed engels, lenin..ed eredi come cervetto..)) che non si sia verificato o non sia verificabile ora ( estensione inevitabile del mercato mondiale, proletarizzazione , cioe’ aumento contnuo dei salariati…implosione dell’urss, falso socialismo, gia denunciato 60 anni fa come capitalismo di stato imperialista, la fine del maoismo, versione cinese dello stalinismo…)Ma basta studiare ed applicarsi. E leggere il giornale.
    4 il partito interviene nei luoghi di lavoro, sindacato, scuole , universita’, quartieri; e la diffusione e’ una pratica politica ( leninista) per allargare a decine di migliaia di persone il pensiero comunista. By passando i media della borghesia.
    Saluti.

  2. Caro friend, ti ringrazio della tua risposta, cui vorrei ribattere a mia volta. Sarò ben lieto poi di leggere la tua replica. Anticipo col dire che l’articolo sul telegrafo, ad esempio, era leggibile. Forse un po’ noioso.
    1. Ti riporto una frase di Popper riguardo a cosa è e cosa non è scienza: “La metodologia scientifica esiste se le teorie sono soggette ad una rigorosa verifica empirica e non esiste ogniqualvolta la pratica è volta a proteggere una teoria anziché a verificarla.” E poi abbiamo Marx che tarocca i dati sull’economia inglese per far tornare le sue tesi…
    Si può analizzare quanto vuoi la realtà, ma prima di tirarne fuori una vera “scienza” ne passerà parecchio (tra l’altro trovo inappropriato l’uso del termine “scienza” nell’espressioni “scienze politiche”, “scienze dell’educazione” e via dicendo, ma è un altro discorso), e di certo il comunismo non si può considerare scienza visto che ha fallito ogni qual volta si è cercato di metterlo in pratica.
    2. Non vedo perché dovrei imparare quell’assurdo modo di parlare per capire qualcosa che non funziona. Sono in grado di leggere trattati di matematica, fisica, ingegneria, medicina e pure di letteratura e filosofia, e quantomeno capirne il senso del discorso. Ma quello del vostro giornale per me non è italiano, punto e basta. Grazie, ma preferisco mantenere la mia capacità di comunicazione.
    Se poi si continua a dire che il marxismo è morto è proprio per ricordarlo a voi che non ve ne siete accorti.
    3. Marx aveva affermato che “molto presto” (ai suoi tempi) si sarebbe verificata la rivoluzione del proletariato, ma che sarebbe stato opportuno accelerare i tempi tramite la lotta armata. Ho detto tutto.
    Oltretutto mi chiedo come vogliate concordare quest’uso spregiudicato della violenza con una società che, almeno a parole, la violenza la ripudia sempre di più. Vabbé che forse avevo già sottolineato in qualche altro post la differenza tra essere pacifisti ed essere pacifici…
    Comunque, a parte quest’altra divergenza che Marx non credo proprio avesse previsto, non è che ci sia bisogno di leggere “il giornale” per capire che il comunismo non può che finire in un regime repressivo. Di esempi ormai ce ne sono a decine, e paradossalmente è proprio quest’interpretazione (che più si avvicinerebbe al rango di scientificità) che vi rifiutate di accogliere: il comunismo, comunque si cerchi di applicarlo (alla Lenin, alla Mao, alla Castro, alla Pol Pot, alla Hoxha, alla chi-ti-viene-in-mente) degenera e finisce in dittatura. A questo punto non venirmi a dire ancora che siete “scienziati”.
    4. Parli di “partito” come se ce ne fosse solo uno, e di diffusione del comunismo come di un’evangelizzazione. Non sei diverso da tanti attivisti religiosi, ma parli di “partito”, “Lenin” e “Marx” anziché di “Chiesa”, “Gesù” e “Dio”. E’ proprio vero che il comunismo è l’oppio dei popoli.
    Bypassare i “media della borghesia” (??? E perché mai, poi?) e non avere neanche uno straccio di sito web non certo vi aiuterà, visto che state sulle palle a tantissimi pure a sinistra. Prova a farlo, ‘sto giro sul web, e vedi un po’ che si dice…
    Poi non capisco, si dice tanto che Internet è il mezzo di comunicazione più “proletario” possibile, dove dietro al semi-anonimato tutti sono uguali… Trovo più da borghesuccio e fighetto stamparsi un proprio giornale.

  3. Ciao, ti rispondo per educazione. Nel senso che purtroppo c’e’ una marea di cose da fare…e se dovessi rispondere sul web a tutti quelli che hanno dubbi e questioni, dovrei star giorni. O magari qualche altro compagno avra’ voglia di farlo. Comunque:
    1- Popper??? Ha teorizzato la “fine della storia” con pace e prosperita’ per tutti! E questo filosofo sarebbe un esempio di quali scemenze e’ in grado di partorire la borghesia. La storia smentisce Popper, basta guardare un telegiornale tutti i giorni per vedere la “pace” e la “prosperita’” per tutti.
    2- E appunto, la violenza: noi predichiamo violenza?? La “violenza” e’ inscindibile da questa societa’. Il secolo scorso, secolo del trionfo del capitalismo ha partorito guerre mondiali, le catastrofi piu’ immani che l’umanita’ abbia conosciuto ( insieme allo sviluppo, alla tecnologia, all’opuluenza..), con 100 milioni di morti e orrori come nazismo e genocidi. In mezzo algli orrori ti ci metto anche lo stalinismo e il maoismo, che mi dispiace per te, ma con marx e lenin non hanno nulla a che fare. Primo perche’ dal punto di vista economico erano capitalismi di stato ( e non socialismo) e secono perche’ fu prorio stalin il piu grande sterminatore di comunisti e bolscevichi ( l’avanguardia della rivoluzione russa).
    3- E per finire: ” il comunismo ha fallito ogni volta che…”. I “tentativi” , nella storia, di realizzare una “rivoluzione socialista” furono due: la comune di parigi e l’assalto de 1917 in russia , appunto. Il primo tentativo fu azzerato dopo poche settimane ( non vi furono condizioni politiche, economiche, “militari”, internazionali) per una vittoria. Per la rivoluzione russa vi erano le condizioni politiche ( il partito bolscevico) , ma non economiche. Solo una rivoluzione in germania, in europa e quindi internazionale e poi mondiale poteva portare alla vittoria e al superamento del capitalismo. Ma l’assenza di partiti rivoluzionari di tipo bolscevico in germania e in europa impedi’ il successo. E lo stalinismo fu appunto la controrivoluzione, la sconfitta definitiva dei comunisti. Tutti gli altri “esempi” che tu credo immagini ( cina , corea del nord, cuba…) sono, o rivoluzioni di liberazione coloniale ( o semi- coloniale come a cuba), o guerre di unificazione nazionale( come quelle realizzate dal populista mao), o risultati della spartizione di yalta ( spartizione del mondo tra gli imperialismi usa-urss) o retaggio della stessa. Quindi non paesi “socialisti” , ma in realta’ sotto la sfera di influenza imperialista russa.
    Per passare al socialismo, il capitalismo deve essere al massimo grado di sviluppo delle forze produttive, al massimo sviluppo dei mezzi di produzione. Altrimenti non ci puo’ essere socialismo. Il quale non e’ altro che una societa’ che produce per se stessa, per l’umanita’ e non per il mercato. Come ora.
    Quella dei taroccamenti dei dati di marx e’ una fesseria detta dalla buon’anima di sylos labini ( se non sbaglio) il quale ha pure teorizzato la fine della classe operaia. Peccato che la stessa classe al mondo non sia mai stata numerosa come oggi.
    E non e’ sbagliato neanche il fatto che le rivoluzioni ci sarebbero state presto: ce ne furono nel 1848, nel 1870 e poi 1917…ogni qual volta il capitalismo va in crisi generale le masse si muovono. Ma ci vuole un partito per guidarle. Marx non ebbe la fortuna di vederne uno come quello di Lenin.
    Infine ti ricordo ancora una volta che tutto quanto analizzato SCIENTIFICAMENTE da marx, engels, lenin, labriola, cervetto….e’ riscontrabile. Ho detto qualcosa l’altra volta e anche in questo scritto. Non e’ scientifico e di progresso , quando la societa’ e’ spiegata in funzione degli interessi e lobbies capitalistiche. Il marxismo e’ analisi oggettiva e materialistica della realta’. Il capitalismo funziona come lo ha descritto il marxismo ( anche la scuola liberale lo riconosce). Quindi bisogna trarne le conseguenze. Purche’ non si confonda Castro o Mao con la scienza.
    P.S. Nessuno vuole cambiarti il modo di scrivere o parlare , ho solo detto che il marxismo ha un suo linguaggio e un suo modo di esprimersi.

  4. Sarei molto felice se qualcuno in generale, e non un “compagno” in particolare, potesse rispondere. Vorrei comunque puntualizzare alcune cose.
    1. Non stiamo a parlare di Popper, ma di ciò che ha detto, altrimenti è come guardare il dito di chi indica la luna. Inoltre Popper ha fatto analisi sia sulla filosofia della scienza sia sulla storia, e mentre io parlo della prima tu critichi la seconda.
    Insomma, su quella frase sei d’accordo o no? Non puoi sminuirne il valore criticando Popper ed oltretutto su argomenti diversi.
    2. Stalin non è che la naturale continuazione di Lenin. Quest’ultimo creò in tempo di pace il Terrore Rosso e gli antesignani dei gulag, di fatto rendendosi comunque uno dei dittatori più sanguinari della storia, sia nei modi sia nei numeri, ponendosi anche al di sopra di gente come Pinochet e di sicuro di gran lunga sopra Mussolini. Solo che se uno si dice ammiratore di Mussolini viene preso per un violento… Ma guarda un po’ com’è il caso, eh?
    3. Sono cose che ho sentito allo sfinimento da parte dei comunisti: viene trovata una giustificazione per ogni singola esperienza comunista nel mondo. Qualcuno con un po’ di senso davvero scientifico sarebbe tentato a tirare le somme. Voi comunisti non lo fate.
    Marx previde più della rivoluzione, previde proprio la dittatura del proletariato e la nascita del sistema socialista. Ma in Europa non si sono viste, quindi è chiaro che Marx fallì le sue previsioni. Le fallì semplicemente perché la sua non è una scienza, per quanto tu ostinamente voglia sottolineare.
    Branche del sapere come la psicologia e la sociologia sono ben lungi dall’essere scienze esatte, ed anche come scienze umane vanno a piccoli passi, con grandi cambiamenti nel corso degli anni. Pure l’economia lascia molto spazio a teorie soggettive e verificabili solo in ambiti limitati. Marx non poteva pretendere di creare una teoria scientifica per il semplice fatto che non ne aveva i mezzi, così come non ce li aveva Lenin e neppure Cervetto. A tutt’oggi non è possibile fare una vera scienza della politica.
    Non capisco perché vi ostiniate a voler ribadire che quella di Marx fosse scienza: tale termine forse vi rassicura, vi fa credere che per forza ciò è vero? Una scienza, caro friend, non genera così tante divisioni. Anche molti fisolofi ed economisti liberali si può dire che facciano un’analisi oggettiva e materialistica della realtà (oltretutto senza il linguaggio astruso del marxismo, per cui non se ne capisce la necesità), e se non sei d’accordo significa che è soggettivo proprio la definizione di “oggettivo” in questo contesto. E dunque non si può parlare di scienza.

  5. Sono un marxista indipendente (non sono di Lotta Comunista, anche se per certi versi ammiro questo partito)…mi permetto di inserirmi nella discussione.
    1. la filosofia della scienza non è finita con Popper.
    Vedi Geymonat o Feyerabend, tanto per citarne un paio.
    Credo che quelli di LC abbiano una concezione della scienza positivista, cmq sia per l’epistemologia contemporanea sia il marxismo che, ad esempio, la psicoanalisi, possono definirsi “scienze”. Per quanto mi riguarda non mi sembra una questione importante, mi basta l’evidenza che il materialismo storico spiega il mondo infinitamente meglio di quel che fa l’ideologia dominante.
    2. Lenin fa la rivoluzione in tempo di guerra (prima guerra mondiale) con la parola d’ordine della pace immediata. Infatti è l’unico al mondo ad aver fermato un macello imperialista in nome dell’internazionalismo. La successiva guerra civile è stata combattuta dai bolscevichi contro i controrivoluzionari. La violenza, finalizzata a porre fine a tutte le violenze intrinseche nel capitalismo (vedi guerre mondiali, fame e sfruttamento), è stata necessaria nella misura in cui gli esponenti del capitalismo la praticavano contro i rivoluzionari e il proletariato in generale.
    Stalin ha mistificato il marxismo proponendo il “socialismo in un solo paese”, che è un assurdo in quanto il comunismo può essere solo internazionalista (e si basa sulle forze produttive del capitalismo…praticamente assenti in russia). In realtà ha costruito un dispotico capitalismo di stato, infatti esistevano le classi, il mercato, il lavoro salariato: cose tipiche del capitalismo.
    Mai giudicare una società dalla definizione che essa da di se stessa, bisogna indagarla in profondità. Cina,Cuba, Corea ecc…sono paesi imperialisti.
    3. Marx non va trattato come una divinità infallibile, ma come uno scienziato. In quanto tale ha previsto l’attuale globalizzazione fin dal 1848 (vedi il Manifesto), infatti oggi i lavoratori salariati (i proletari) si apprestano ad essere la maggioranza della popolazione del pianeta. Sicuramente Marx può aver detto cose errate, come ogni uomo, ma la sua teoria si è dimostrata solida alla prova del tempo, tant’è che nessuno di quelli che come te gridano alla morte del marxismo, è mai riuscito a scalfirla con argomenti ragionevoli (difficilmente si va oltre alla patetica identificazione marx-stalin).

    Per quanto riguarda le innumerevoli divisioni, sono il frutto di circa 90 anni di controrivoluzione… lo stalinismo è stato un colpo mortale per il movimento operaio. Lo sbandamento e la mancanza di prospettive immediate generano inevitabili contrasti.
    Il fatto che la maggior parte della gente, te compreso, identifichi l’URSS di Stalin con il comunismo realizzato è un sintomo di questa enorme confusione teorica.
    Su questo punto LC è chiara.

  6. aggiungo una mia critica a LC, mi piacerebbe che friend mi desse un suo parere.
    LC si definisce leninista ma a differenza del partito bolscevico non c’è nessuna democrazia interna, tantomeno il diritto di frazione tipici del centralismo democratico.
    Il centralismo assoluto (che LC chiama dialettico) mal si concilia con il concetto di scienza…la scienza per progredire ha bisogno di mettersi continuamente in discussione.
    Lenin ha limitato la democrazia interna solo nel momento dell’azione rivoluzionaria, che richiede disciplina e abnegazione, ma appunto non è un momento in cui si fa scienza.
    LC invece è compatta e centralizzata come se la rivoluzione fosse domani. In questo modo i militanti non imparano a pensare con la loro testa ma solo ad ubbidire, è necessario quindi che la direzione sia “illuminata”, ma questo non può garantirlo nessuno.
    Mi sembra una cosa pericolosa: un novello Stalin potrebbe usare facilmente la fedeltà cieca dei militanti di LC…senza nemmeno il rischio che qualche frazione scappi al suo controllo, come è successo con Trotzky.
    Se puoi indicarmi qualche articolo o libro dove si tratta il problema, te ne sarò grato.

  7. Caro karl, ecco il problema dei comunisti: non è che non si voglia parlare di comunismo con voi, o anche solo di società, politica ed economia. Piuttosto è inutile, perché tanto non ascoltate. Ci credo che il marxismo non vi pare scalfito.

    Ad esempio, avevo detto che non era mia intenzione parlare di Popper, e di nuovo si sta a discutere su Popper… Non mi interessa sapere che Geymonat ha discusso di scienza più recentemente (tra l’altro ho trovato il suo libro di testo assai brutto ai tempi del liceo), ma discutere del concetto espresso in una frase di Popper.

    Se poi oggi si chiama “scienza” il marxismo, la sociologia o l’analisi delle merendine, per me si tratta di un’abuso (spesso ideologico ed oserei dire buonista) che spero che un giorno finirà. Quelle branche del sapere stanno ad una “scienza” non più di quanto l’alchimia sta alla chimica moderna. Non è che si può attribuire la connotazione di “scienza” al marxismo solo perché ha “previsto” (bisogna vedere poi in che termini) certi fenomeni come l’inurbamento, l’industrializzazione, l’aumento dei salariati. Come ho già detto, per capirlo non c’era certo bisogno di Marx.

    Diciamo che è il caso di far smettere di far rivoltare Galileo nella tomba. L’eminente pisano aveva bene chiaro in testa un concetto preciso: perché una teoria sia davvero scientifica ha bisogno di un congruo numero di conferme sperimentali. Il marxismo non ne ha mai avute, come tu concorderai ed ha concortato friend.

    Quello di cui poteva disporre Marx e che più si avvicinava alla scienza è l’economia, ed infatti i suoi trattati si basano su di essa. Ma una scienza non esprime giudizi, non fornisce linee d’azione, non invita alla lotta armata. La fisica non grida: “Elettroni di tutti paesi, unitevi!”

    Infine, un ultimo appunto che mi fa ribellare all’idea che il marxismo si possa considerare una scienza. Il fatto è che qualsiasi teoria (sempre che non si parli di matematica) che abbia più di un secolo e mezzo di storia, in ambito scientifico, è stata spesso ridimensionata, limitata, ampliata, corretta ed anche stravolta. Non è accaduto solo per la fisica, la chimica, la biologia, ma anche per la psicoanalisi che hai citato, e per l’economia, per la medicina. Questo non pare essere accaduto al marxismo, se non in piccole manifestazioni interne che di fatto non mutano l’aspetto esteriore. La conferma la si vede in quanti oggi ancora si dichiarano marxisti, relativamente ben più degli psicologi che si dichiarano “freudiani”, ed immensamente più dei fisici “maxwelliani” o dei matematici “gaussiani” (ti risparmio la ricerca: non ne troveresti, perché la cosa non ha senso. Ma parlando di scienze esatte ammetto di giocare “sporco”). Lo slogan che sopra ho riferito agli elettroni, riferito ai proletari è uguale da 159 anni ed ancora ribadito come un mantra…

    In ogni caso sono ben consapevole che l’Unione Sovietica stalinista non è affatto ciò che vogliono i comunisti (sebbene l’abbiano voluto a lungo…), e non ho mai detto il contrario. Ho altresì affermato che di tanti fallimenti bisognerebbe tirare le somme. La prima è: non è così che si “fa” il comunismo. La seconda, di fronte a tali risultati, è una domanda naturale: esiste un modo reale (e non solo teorico) per creare la società comunista? Perché, sai, qui mi pare che si stia andando in maniera piuttosto raffazzonata. Ed uno scienziato non se ne fa nulla di un’ipotesi che non può verificare.

  8. Sei tu ad aver tirato in ballo Popper e la sua definizione di scienza per “dimostrare” che il marxismo non è tale. Io ti ho citato filosofi successivi che la pensano diversamente, criticando Popper esplicitamente. Leggi Feyerabend e Popper viene spazzato via. Comunque non ha alcuna importanza l’etichetta di “scienza dura”: il marxismo è utile a comprendere la società come la psicoanalisi è utile a comprendere l’individuo; ambiti che non si possono indagare con la matematica pura o con la fisica.
    Dici che per capire la globalizzazione non c’è bisogno di Marx…beh, oggi il fenomeno è davanti a tutti, bisogna solo prenderne atto. Nel 1848 non era così.
    Definirsi “marxisti” è una semplificazione, esattamente come per gli psicoanalisti che si definiscono “freudiani”. Se tu conoscessi ciò di cui stai parlando sapresti che dopo Marx il marxismo non è morto, ma ci sono stati molti pensatori che l’hanno portato avanti sia dal punto di vista filosofico che da quello economico (a caso: Lenin, Lukàcs, Korsch, Bordiga, la Scuola di Francoforte, Sraffa, Althusser…).
    L’unione di teoria e prassi è nella natura del metodo materialista-dialettico…così come la psicoanalisi è una terapia dell’individuo e non solo una metapsicologia. Sulla separazione storica di teoria e intervento pratico ce ne sarebbe da dire…
    Per quanto riguarda lo slogan ripetuto da 150 anni, non vedo cosa ci sia di male, non è un concetto a scadenza.
    Il modo “reale” per creare la società comunista lo si deduce dallo studio della teoria di Marx e del dibattito teorico successivo. Criticare una disciplina senza conoscerla significa fare ideologia: l’accusa di non usare un metodo scientifico rivolgila prima a te stesso.
    Comunque ciò che dici non è del tutto sbagliato, in quanto è vero che certi “marxisti” sono più religiosi che scienziati. Ma non si può giudicare il “marxismo” sulla base di alcune sue incarnazioni, così come non si può giudicare la psicoanalisi o la medicina sulla base delle prestazioni di un dottore particolarmente incompetente.

  9. Mah, a me sembra che ci manchi un punto in comune per continuare la discussione. Possibile che si debba continuare a parlare di Popper? Non mi interessa Feyerabend, ho citato una frase, che oltretutto è sciocco prendere da sola come “definizione di scienza” (sarebbe come buttare via tutto il pensiero di Popper, cosa intellettualmente sbagliata se non proprio disonesta). Trovo comunque evidente che oltre certi limiti la filosofia della scienza non si può spingere senza cadere nell’ideologico, e puoi credermi quando ti dico che affermare che un filosofo ne “spazza via” un altro sa molto di ideologico, ed io preferisco non barcamenarmici.

    In ogni caso trovo molto più convincente l’argomento del marxismo come strumento per comprendere la realtà, perché indubbiamente tale è. Tutta la discussione sul se e sul come funziona esula da questo dibattito e non credo di avere voglia di iniziarne uno nuovo, che oltretutto sarebbe parecchio fuori tema rispetto all’articolo iniziale.

    Quanto a Marx, dire che abbia previsto la “globalizzazione” (che è un concetto piuttosto recente) già dal 1848 è un po’ come trovare la profezia dell’attacco alle Torri Gemelle nelle quartine di Nostradamus. Mi piacerebbe sapere in che termini, ed in che senso si differenzia dai tanti filosofi ed economisti del suo tempo. Marx ha previsto anche Internet?

    Riguardo invece al marxismo, la frase che invita i proletari ad unirsi oggi mi pare sempre più priva di senso. Perché oggi i “proletari” non sono più solo… proletari. Sempre di più sono consumatori. Sono possidienti. Sono padri e futuri padri di figli istruiti sino alla laurea ed oltre. I proletari di un tempo magari oggi li puoi vedere in tanta manovalanza immigrata ed a basso costo, che non si possono considerare equivalenti anche a solo un operatore di call-center: in ogni caso c’è una dicotomia tra i due concetti. In questo senso mi pare proprio che il concetto dell’unione dei proletari abbia già raggiunto la sua scadenza… E direi che in altri Paesi non ha mai neppure avuto luogo ed in molti casi credo che non l’avrà mai (o non farà in tempo ad averlo).

    In ultimo non c’è alcun bisogno che mi faccia un esame di antiscientificità. So già il risultato: so benissimo che parlare di politica non è parlare di scienze. Invece, quel che mi dici essere un metodo “pratico” per attuare il comunismo continua ad essere solo sulla carta. E finché una cosa è sulla carta si chiama teoria, o al limite esercizio teorico. Tu stesso dici che viene unicamente dal dibattito teorico, ma le applicazioni dove le abbiamo viste?

  10. Della “mondializzazione” ineluttabile del capitalismo si parla nel Manifesto:
    http://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1848/manifesto/mpc-1c.htm

    è interessante il fatto che mentre Marx scrive queste cose usando i verbi al passato, il capitalismo è appena nato e il lavoro salariato riguarda solo una piccola minoranza della popolazione.
    Ma la tendenza di fondo è già svelata, e ciò che Marx vede in embrione diventerà ciò che è il capitalismo oggi, quando il numero di lavoratori salariati è il più alto mai registrato, sia in senso relativo che assoluto.

    Qui in occidente i lavoratori salariati fino ad oggi non hanno avuto troppi motivi per lamentarsi…ma non è il reddito a determinare la classe di appartenenza.
    L’ingegnere che guadagna 10.000 dollari al mese può venire travolto anch’esso da una crisi economica.
    I vantaggi di cui oggi noi europei godiamo si sbricioleranno nella misura in cui cresce l’economia asiatica. Niente è dato per sempre, le contraddizioni naturali del capitalismo sono ineludibili, tra guerre e crisi di sovraproduzione il nostro futuro è quantomai incerto. Nei prossimi 20-30 anni al massimo è probabile una nuova guerra mondiale. L’umanità si autodistruggerà o coglierà l’occasione per fare un salto di qualità e organizzarsi in un sistema superiore? Continuerà ad essere violentata dall’irrazionalità del Mercato o riprenderà il controllo sui frutti del proprio lavoro, indirizzandolo al soddisfacimento di bisogni umani e non al profitto di pochi?

    Nel marxismo teoria e prassi sono inscindibili, quindi fare teoria implica l’azione. Per quanto riguarda applicazioni “concrete”, non ce ne sono mai state, in quanto il comunismo è un evoluzione del capitalismo, non un alternativa che si può instaurare in qualunque momento storico.
    Fino ad oggi abbiamo visto solo dei capitalismi di stato cammuffati da “socialismo” per ragioni ideologiche.

  11. Quello che hai espresso è indubbiamente chiaro, com’è chiaro che si tratta solo di opinioni e valutazioni personali. Il capitalismo dei tempi di Marx si è evoluto e si è intrecciato con il “welfare state”. Mi pare che invece tu la veda come un “mostro” rigido e distruttore, mentre io lo vedo come un fenomeno dalla molteplice adattabilità. E’ sopravvissuto alla crisi del ’29, come al più recente crollo delle borse asiatiche, ma ancora si afferma.

    Il capitalismo dei 1800 lo puoi vedere giusto in Cina, ma non in Giappone o a Taiwan. In Cina è indubbiamente più preoccupante il fenomeno perché mancano una serie di regole sociali, economiche ed anche ambientali che garantiscano la sostenibilità umana. Ci vorrà del tempo, ma non vedo perché il mercato (che ti premuri di scrivere con la maiuscola) non debba adattarsi. In realtà il mercato ha una sua logica, ed anche abbastanza semplice: quello che sfugge alla razionalità sono gli infiniti stimoli cui è sottoposto.

    In definitiva, non vedo vedo il motivo di una guerra mondiale nelle prossime decadi, o almeno non per motivi di produzione, plusvalore et similia. Se mai ci dovrà essere un conflitto, sarà per motivi energetici, e forse culturali. Ma queste sono di nuovo valutazioni personali.

  12. il mercato ha certamente una sua razionalità relativa, che è quella del profitto. Purtroppo ciò che è razionale per il mercato può essere assolutamente irrazionale per l’umanità.
    Brevettare un farmaco e impedire la sua produzione a terzi è perfettamente razionale nel capitalismo, ma è irrazionale in assoluto.
    Come è razionale che un paese distrugga parte della propria produzione agricola per importarne da altri mentre milardi di persone soffrono la fame.
    Per non parlare della natura delle crisi, per la prima volta nella storia causate dalla sovraproduzione invece che dalla penuria di prodotti.
    La produzione nel capitalismo è finalizzata al profitto e non al soddisfacimento di bisogni. Tutto ciò è razionale nell’irrazionalità…di sicuro sarebbe più razionale una produzione non di merci, ma di prodotti, di valori d’uso anzichè valori di scambio.
    In questa lotta per il profitto stanno le radici delle guerre, guerre che distruggono dando l’opportunità di ricostruire e quindi di fare nuovi profitti. Ci sono tutti i presupposti per un nuovo conflitto mondiale: cambiano gli equilibri economici, dovranno cambiare anche quelli politici.
    Il capitalismo è il sistema più rivoluzionario della storia, basti vedere la varietà delle sue forme giuridiche, ma la sostanza di fondo è la stessa: una produzione non finalizzata al soddisfacimento di bisogni ma alla ricerca del profitto sulla pelle di chi lavora, e più in generale di chi vive su questo pianeta.
    L’altro giorno confindustria ha dichiarato che diminuire le immisioni inquinanti comporta un danno per l’economia: è evidente quali siano le priorità del capitalismo.

  13. Ecco, come dicevo: tu, come del resto tanti altri tuoi compagni, vedi il mercato come un mostro distruttore, perché segue unicamente il profitto. Ma tralasci un punto: il profitto non è un’entità del tutto scollegata dell’umanità. Sempre più spesso fare gli “squali” non premia, perché sempre di più il mercato è condizionato dall’opinione pubblica. Soprattutto in tempi di Internet ed informazione globale.
    Messa in questo modo è ancora una volta la situazione cinese ad impensierire. Distruggere per poi ricostruire è una strada che si percorre solo in casi estremi, e non di certo se ad essere distrutta è la stabilità del mercato occidentale. Al mercato l’instabilità non piace affatto: il mercato, se può, preferisce la certezza.

    Una nota per l’amico friend (che pare dileguato): è vero forse che friend non predica la violenza, ma dà da pensare quel membro del “Patito Comunista Combattente” che conclude la sua telefonata di rivendicazione a Il Resto del Carlino con un bel: “Viva Marx!”

  14. Questo condizionamento del mercato da parte dell’opinione pubblica non lo vedo. Vedo piuttosto il contrario.
    Possiamo indignarci quanto vogliamo, ma certe contraddizioni del capitalismo sono nella sua natura e sono irriformabili. Finchè si produce per il profitto e non per soddisfare i bisogni umani, possiamo scandalizzarci quanto vogliamo, boicottare questo o quel prodotto, ma rimaniamo sempre in questo meccanismo. Crisi cicliche e disoccupazione sono costanti strutturali, non eventi nefasti che è possibile scongiurare chissà come. Dici che al mercato l’instabilità non piace…ma è nella sua natura! Nessuno decide cosa/come/quanto produrre a seconda delle necessità, ma c’è un anarchia totale, con le conseguenze “irrazionali” (ma razionali all’interno del capitalismo) che vediamo.

    Purtroppo ci sono cani e porci che si definiscono “comunisti” e “marxisti”…forse anche in buona fede, ma restano degli ignoranti che mistificano il pensiero di Marx. Che siano gli stalinisti o i terroristi vecchi e nuovi… sia Marx che Lenin che Trotsky li condannavano senza mezzi termini.
    qui Trotsky spiega bene la questione…peccato che i sedicenti comunisti bombaroli non l’abbiano mai letto: http://www.marxists.org/italiano/trotsky/1911/11/controterrorismo.htm

  15. E’ vero che il mercato è instabile di sua natura, ne ho anche accennato i motivi. Ma tendi sempre a vedere il mercato (tanto da chiamarlo con la maiuscola) come qualcosa di separato dalle persone: non è così. Se non credi che le persone non siano in grado di influenzare il mercato (e non nego che capiti anche il contrario), è chiaro che a questo punto è una questione di sensibilità personale.
    Piccolo esempio? Le assicurazione di Apple di migliorare nettamente la sua politica ambientale dopo che Greenpeace l’aveva classificata per ultima tra i maggiori produttori informatici. Da notare che Apple non violava alcuna legge in ambito ambientale.
    A mio avviso, la questione è che le cose sono così intimamente legate che non ci si accorge che lo siano.

    C’è da dire che il mercato ed il capitalismo non l’ha imposto nessuno: si è formato in maniera naturale. E come tante cose naturali, obbedisce alla legge darwiniana della sopravvivenza del più adatto, che può sembrare irrazionale quanto ti pare ma ha creato il mondo finora. Certo, si può provare a creare qualcosa dall’alto che liberi da questa logica, non dico di no, così come si potrebbe creare un ecosistema del tutto artificiale. Il problema è vedere se funziona: è più facile vederlo con piante e animali, mi sa…

  16. Non nego che sia possibile un influenza di qualche tipo della “sovrastruttura” sulla “struttura”…anzi, da un punto di vista marxiano tra queste c’è un rapporto dialettico che esclude il determinismo e la causalità lineare…anche se, “in ultima istanza”, è la struttura a determinare la sovrastruttura.
    E’ vero che il mercato e la società sono intimamente legate…si influenzano a vicenda ma al dunque la società assume la forma che le da l’economia, pur essendo quest’ultima il risultato dell’agire umano. Quest’interazione complessa è il nocciolo del materialismo storico.

    E’ vero anche che il capitalismo e il mercato non sono risultati della volontà di qualcuno, ma piuttosto un prodotto “della storia”…dici che si è formato in maniera naturale…è vero, ma questa “natura” non è qualcosa di metafisico ma è, in sostanza, la dialettica tra forze produttive e rapporti di produzione (progresso tecnico->rivoluzione industriale->espansione della borghesia e del proletariato->necessità di rompere i rapporti di produzione feudali per poter sviluppare ulteriormente forze produttive->ecc…).
    Il passaggio da feudalesimo a capitalismo trascende la volontà degli uomini, ma è appunto un passaggio strutturale in ultima istanza determinato dall’economia.

    Non sono d’accordo quando dici che il capitalismo è “naturale”…direi piuttosto che è una tappa necessaria, come del resto lo sono stati anche i modi di produzione precedenti, ma non è la “fine della storia”, la forma più adatta all’uomo “per natura”…il processo dialettico va avanti, e più il tempo passa più le contraddizioni del capitalismo si fanno importanti.
    Il capitalismo sarà la fine della storia solo se sarà anche la fine dell’umanità, non credo che il nostro pianeta potrà sopravvivere molto a lungo continuando in questo modo…”socialismo o barbarie” diceva Rosa Luxemburg: sono queste le sole due opzioni che la storia ci porrà inevitabilmente di fronte.
    Il problema è che l’esperienza del ‘900 ha “sputtanato” completamente il movimento socialista e libertario…quindi i partiti che come Lotta Comunista usano ancora l’effige di Lenin per darsi autorevolezza, sono destinati ad essere incompresi e separati dalla classe…perchè se 100 anni fa il comunismo era il futuro a portata di mano, oggi rimanda al “vecchiume” sorpassato della tragedia staliniana.
    Il loro giornale, per quanto interessante, riesce ad essere vecchio anche quando parla di scienza: anzichè parlare delle nuove tecnologie, ci sono articoli sul telegrafo.

  17. Ciao…ma che bella discussione!..be’, fa piacere, il marxismo fa sempre discutere, ma e’ nel suo destino.
    Non mi sono dileguato, ho solo detto che ho mille cose da fare e tutte ‘ste discussioni le faccio nel sindacato, nel luogo di lavoro, nel quartiere, in circolo. Ogni tanto capita di girare in rete e viene da rispondere..ma qui e’ troppo lunga e non ho il tempo necessario. Solo due cose:
    – nel partito c’e’ discussione invece , altroche’ ubbidienza silenziosa. Spesso vengono modificate decisioni sul modo di intervenire, di esporre….a seconda delle condizioni e situazioni. Certo, i principi si conoscono e pure il lavoro che si deve fare. I frazionamenti, il correntismo,invece , sono solo deleteri e portano a disperdere risorse ed energie. A volte, guardando gli altri partiti, con correnti, sottocorrenti, frazioni, ecc…si pensa ci sia chissa’ quale democrazia: incece spesso nascondono lotte di potere , sotterfugi, complotti, ecc…basta vedere l’ultimo congresso che ha fatto rifondazione non molto tempo fa….
    – volevo dire al propietario del sito di non confondere imbecilli ciarlatani piccolo borghesi individualisti, cioe’ pazzi e somari ( quelli che hanno il coraggio di firmare “viva marx”) con Marx, con il socialismo, con l’internazionalismo. Quello si, il terrorismo piccolo borghese e’ un autentico ferrovecchio, ciarpame deleterio per i lavoratori e per il movimento socialista. Da sempre.
    P.S. Ma con tutte questo curiosita’ perche’ non vai a qualche relazione-dibattito al circolo di Pisa ? Sei di Pisa vero?? Io non credo di aver tempo di rispondere ancora….Ciao a tutti!

  18. Le proprie idee sono per definizione le più giuste ,
    non importa come e dove si siano formate , il problema nasce quando si ha l’avventura di confrontarle, ecco allora che nascono i conflitti .
    “Quod licet Jovi non licet bovi” lasciamo ai bovi il relativismo culturale , e a chi ha un po’ di cervello diamogli la possibilità di capire la complessità dei fenomeni sociali .
    Chi dice che non sia possibile indagare i fenomeni sociali con gli strumenti del metodo scientifico galileiano , o è in malafede (e lo sono quasi tutti gli accademici dell’establishment ) oppure è un ingenuo .
    Prima della scoperta , o meglio dell’invenzione del calcolo differenziale , gli infinitesimi e gli infiniti , stavano alla matematica , come l’ectoplasma alla fisicità del corpo umano .
    Prima della scoperta del materialismo storico gli eventi umani si supponeva fossero determinati dall’onnipotenza divina .
    Raccogliendo le indicazioni sia dei filosofi antichi ( empedocle , Democrito , Eraclito) che degli economisti classici (Smith , Ricardo) Marx ha avuto il coraggio di intraprendere l’analisi dello sviluppo delle forze produttive con gli stessi strumenti con cui si analizzava la chimica o la fisica .
    Da vero scienziato , aveva capito , che il limite di tale impresa , non risiedeva dalla natura dell’oggetto da analizzare , bensi nella maggiore quantità di variabili che incontrava nell’analisi . Non è un caso che Marx si mise a studiare profondamente l’analisi matematica , quella parte che riguardava la determinazione degli infinitesimi e degli infiniti , che tanto era assimilabile alla concezione dialettica della natura , alla variabilità , alle mutazioni , ma anche alle costanti, alle regolarità. Il primo suo capolavoro è il “Manifesto del partito comunista ” sembra fresco di scrittura , leggetelo e rileggetelo : il mercato mondiale , (siamo nel 1948 ) lo spostamento del baricentro economico dall’Atlantico al Pacifico , la concentrazione dell’imprese , ecc.
    (non dimentichiamoci di Engels)
    Il metodo d’analisi marxista , non può che essere considerato scientifico da ogni scienziato che si rispetti .
    Chi non lo considera tale , o è in malafede , o è ,per usare un eufemismo, un ingenuo . Sapete perchè suscita tanta ostilità , perchè mette in contraddizione la propria coscienza , che posta davanti al dover scegliere tra verità ed interessi , sceglie “giustamente” ? quest’ultimi .

  19. Sono sbigottito. Marce’, complimenti, hai scritto un autentico polpettone intellettualoide strafarcito di paroloni e figure retoriche. Ci hai tirato in ballo la matematica, la chimica, la filosofia, l’economia e pure il latino. Convincerebbe una qualunque mente semplice.

    Ma me no. Io, che ho la presunzione di considerarmi un uomo di scienza (nel mio piccolo), non rimango incantato dal tuo saggio social-politico in salsa rossa, perché per me è assai evidente che non spiega una cippa.

    Del resto, mi sa che tu non hai capito molto di più. A cominciare dal fatto che non ho mai detto che la società non si possa analizzare con metodi scientifici. Ho detto solo che Marx non l’ha fatto.

    Quindi, o spieghi un po’ meglio quel che vuoi dire senza divagare e rompere le scatole ad Eraclito e compagnia bella, oppure dei tuoi assunti dogmatici (“le proprie idee sono per definizione le più giuste”, “quasi tutti gli accademici dell’establishment [sono in malafede]”, “il metodo d’analisi marxista non può che essere considerato scientifico da ogni scienziato che si rispetti” e via dicendo) sai che me ne faccio?

    Il problema è che si vede lontano un miglio che non capirai cosa ti sto chiedendo. Se il tuo scritto rappresenta il tuo concetto di dibattito scientifico, non posso fare a meno di pensare: “Andiamo bene…” Ecco come va a finire la cultura scientifica in Italia.

  20. Le tue risposte non è che aiutino molto a capire che cosa chiedi , sei molto bravo ad accendere fuochi , però mi pare che ti contenti a stuzzicare più che a cercare di aiutare a trovare il bandolo della matassa .
    Anche perchè , se (senza fare della sterile polemica ) mi pare che ai miei “dogmi” tu contrapponi molto più banalmente dei pregiuidizi .

  21. Se ti consideri un uomo di scienza , allora cerca di approfondire la metodologia che sta alla base di ogni analisi scientifica , prima però liberati delle passioni e dei pregiudizi .
    Nella comunità scientifica è noto che basta una qualsiasi interferenza spuria per invalidare una analisi o un esperimento , persino l’analisi stessa del fenomeno può interferire sul raggiungimento della “verità” , figuriamoci quando si parte dai pregiudizi .
    La tua fobia per il colore rosso , è un grosso ostacolo per una corretta analisi dello spettro , non dico che devi diventare scizofrenico , però un certo distacco dalle tue radicate abitudini mentali , e un approccio un po’ più sereno nei confronti della letteratura marxista ti potrebbe essere di aiuto nel comprendere , anche in modo scientificamente critico i suoi contenuti .
    Poi si possono fare confronti e paragoni ; la legge del valore -lavoro di Smith (puro pensiero liberale) non è neanche stata scalfita dalle banalità dei marginalisti.
    (pensa che persino Aristotele c’èra quasi arrivato , quel quasi non era certo per sua colpa , ma semplicemente perchè il modo di produzione era ancora schiavistico ). Il concetto di valore d’uso ha una splendida anticipazione nelle intuizioni di Etienne Bonnot , l’abate De Condillac .
    Tutti questi pensatori di rosso avevano ben poco , eppure sono la base del pensiero marxista . Marx è un economista classico , che prosegue l’analisi del pensiero liberale , fin quando questo pensiero era genuinamente alla ricerca delle verità scientifiche .
    Quando però la borghesia ha consolidato il suo potere , ha messo in soffitta il metodo scientifico usato per l’analisi sociale perchè conduceva pericolosamente alla negazione e al superamento del modo di produzione capitalistico .Se non l’hai già fatto , leggiti i pensatori inglesi dell’economia politica del settecento .
    Poi guardati attentamente “la condizione della classe operaia in Inghilterra ” di ENGELS , poi l’ ANTIDURING sempre di Engels .
    Se riuscirai a non vomitare , vuol dire che sei sulla strada giusta per arrivare con la tua parte irrazionale , ad odiarmi per tutta la vita per averti fatto cambiare idea , mentre con la tua parte razionale , sicuramente mi darai l’onore delle armi .
    Ma sai ,come si dice con queste frasi fatte “la verità” non ha prezzo .

  22. Se mai cambierò idea, al limite ti ringrazierò. Che senso avrebbe odiarti?
    Posso benissimo leggere Marx ed Engels. L’ho anche fatto, soprattutto al liceo. La prima cosa che mi veniva in mente era l’enorme differenza con un qualsiasi testo scientifico, anche dell’epoca.
    Del resto, i motivi li ho spiegati qui su. Altro che pregiudizi. Rileggiteli, se ne hai voglia. Puoi accusarmi di avere un attaccamento al metodo scientifico più ferreo: mi dispiace, però, ma da questo punto di vista non sono disposto a fare sconti, visto soprattutto quanti disastri è in grado di fare ciò che viene chiamato scienza ma scienza non è.

    Sai poi una cosa? Uno scienziato, quando ha a che fare di massimi sistemi, non ostenta mai tutta la sicurezza che hai tu.
    Fobia del colore rosso? Ma da quale parte? Mi chiedo come faccia ad accusarmi di una cosa del genere, e da dove l’abbia ricavato. Questo è sicuramente un *tuo* pregiudizio: per caso ritieni tutti coloro che non sono “rossi” avere una fobia dei “rossi”?

  23. vedo che sei suscettibile quando sei toccato sul vivo , (ma chi non lo è) , permettimi di dire che di psicologia te ne intendi poco , e non stigmatizzare tutte le volte la mia “sicurezza” nelle affermazioni , perchè se no non potremmo esprimerci neanche con i segni. dopotutto non possiamo lasciare i significati delle frasi alla libido dell’interpretazione soggettiva , altrimenti ognuno navigherebbe per i suoi mari credendo di avere la rotta giusta .Anche se mi ha sembre affascinato , non posso naturalmente condividere la logica deontica del linguaggio di Russel o peggio ancora di Wittgstein (scusami se uso “paroloni” e riferimenti “sofisticati” ma credimi , non lo faccio per imbonirti perchè è una pratica che
    detesto , ne tantomeno per misurare la lunghezza del pisello ,essendo quest’ultima una pratica adolescenziale , e io la mia adolescenza me la sono lasciata alle spalle da qualche decina d’anni)
    Però non posso ugualmente , in nome delle storture e forzature della scienza ufficiale , sposare la causa di FEYRABAND ( non mi ricordo come si scrive esattamente ) o di KUN e LAKATOS , si insomma tutta la scuola che faceva riferimento al falsificazionismo di Popper , lui si che aveva l’aria da imbonitore foraggiato dall’accademia ufficiale nell’unica volta che mi capitò di sentirlo a una sua conferenza in Milano , meglio la lettura diretta dei suoi libri . (Miseria dello storicismo )
    Anche se poi tutto sommato , l’idea del falsificazionismo , è la versione più sofisticata del metodo sperimentale , si insomma come il negativo di una vecchia fotografia .
    Fobia del rosso , si ricava dall’uso che fai della parola , la mia sicurezza sui massimi sistemi , scaturisce da una lunga pratica del dubbio ” il dubbio è la migliore qualità dell’uomo ” K. Marx
    Ora , che permanga il principio è una pratica da persone intelligenti ( dirai che continuo a fare delle affermazioni perentorie , ma anche tu non scherzi ) ,
    che però , siccome il dubbio è una qualità , lo conservo , o come alibi per fare il bastian contrario , oppure come pratica esistenziale a la “Asino di Buridano”
    Tu mi sembri pittosto intelligente per fare una fine del genere .
    Riguardo all'”odio” perlomeno iniziale nell’eventualità di essere causa di un cambiamento di idea , era un riferimento alla normale reazione istintiva del nostro corpo calloso , che tende alla conservazione , e istintivamente (ecco perchè parlavo della parte irrazionale ) reagisce con “violenza” ai cambiamenti .
    potremmo chiarire meglio in seguito .

  24. No grazie, non ne ho interesse. E poi, scusa se te lo dico, sei davvero confusionario quando esprimi un concetto. Sembrerebbe davvero un discorso per imbonire se non fosse che scrivi male.

    Oltretutto trovo inutile parlare di falsificazionismo o verificazionismo quando di esperimenti di marxismo non se ne sono mai visti (e questo non lo dico io, ma proprio i marxisti).

    Si scrive Feyerabend.

  25. ho capito , non c’è più sordo di chi non vuol sentire , comunque ti suggerisco di ampliare un po’ di più le tue conoscenze , se si limitano a quelle del liceo , perlomeno quelle che riguardano Marx , allora non sei neanche alfabetizzato , non è un caso che ritieni (e in che modo poi ) le mie esposizioni confuse , e mal scritte , per te “hic sunt leones” .

  26. MaxArt sei un mito. Post davvero bello. Non aggiungo altro. Ciao

  27. -Lotta Comunista? -NO GRAZIE, NO GRAZIE, NO GRAZIE, NO GRAZIE, NO GRAZIE, NO GRAZIE all’ infinito. E’ PROPRIO VERO : NON C’E’ PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE.

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